In grassetto le parti più interessanti.
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Daniel Vavra è un game designer che lavora in quest'industria da
almeno quindici anni. Il suo primo progetto è stato "Mafia: The City of
Lost Heaven", nel 2002, seguito dal sequel, Mafia II.
Molti lo conoscono oggi per il Kickstarter di "Kingdom Come: Deliverance". E' il primo gioco che Vavra porta avanti con la propria compagnia, Warhorse Studios, locata in Repubblica Ceca.
D: Qual è la più grande differenza nell'industria dei videogiochi di
oggi se paragonata al periodo in cui lavorasti a Mafia: The City of Lost
Heaven? Le cose sono migliorate o peggiorate?
R: Le cose sono molto migliorate. Possiamo essere indipendenti.
Possiamo autopubblicare i nostri giochi, perfino sulle console. Possiamo
parlare direttamente con i fan attraverso i social network. Ci sono
molti nuovi modi di finanziare lo sviluppo di un prodotto. Tutto questo è
fantastico ed ideale per la crescita dell'industria e la nascita di
nuovi giochi originali. Ci sono anche molti più canali di comunicazione:
social media, Youtube, blog. Ai vecchi tempi Internet non era
molto diffuso e il potere era tutto in mano alle riviste cartacee, e i
giornalisti facevano sempre domande noiose come "quante
armi/auto/livelli intendi metterci dentro?". Io stavo cercando di
scrivere una storia matura e sofisticata e i più volevano sapere se era
possibile investire i pedoni. Oggi, quando cerco di fare un maturo e
realistico gioco basato sulla storia, la gente mi chiede perché non ci
sono cavalieri donna.
D: Hai lavorato sia come parte di una compagnia più grande, 2K Games,
e ora indipendentemente con Warhorse Studios. Noti differenze nel modo
in cui l'industria tratta gli sviluppatori indipendenti rispetto a
quelli che lavorano presso studio più grandi?
R: Quando lavori per un grosso publisher devi fare quello che ti
viene detto. C'è poche possibilità tu riesca a fare quello che vuoi. Ed è
giustissimo. Ti pagano in cambio della tua lealtà e nessuno ti
costringe a rimanere lì. Puoi andartene se le cose non ti stanno bene.
Io l'ho fatto, ho corso un sacco di rischi e sperato infine di riuscire a
fare ciò che ho sempre voluto. Ma improvvisamente tante persone
intorno a me che credono di sapere cosa dovremmo fare io o il resto del
mondo hanno iniziato a dire sia a me che ad altri sviluppatori cosa
dovremmo sviluppare... solo che questi non ci danno proprio nulla in
cambio.
Sono cresciuto durante il comunismo, quando i fumetti erano
proibiti perché ritenuti decadente propaganda capitalista, i film
occidentali censurati e i libri in conflitto con l'ideologia socialista
messi al bando... e ti mettevano in prigione se osavi dire ciò che
pensavi. Quindi sono allergico alla censura di ogni genere, nel nome di
qualunque ideologia. La strada per l'inferno è piastrellata di buone
intenzioni. Vorrei dare questo consiglio a tutte le ideologie: se volete
che qualcosa sia fatto, fatevelo da soli. Tutti saranno felici a quel
punto.
D: Le donne sono ben rappresentate nell'industria dei videogiochi?
Non mi riferisco ai personaggi nei giochi, ma agli sviluppatori,
designer, ecc...
R: Ho lavorato con molte donne in passato. Due di queste sono
state i miei capi. Abbiamo diverse donne nel team e spero che siano
felici e trattate come chiunque altro. Abbiamo una struttura molto
piatta, quindi tutti possono venire a chieder cose a me o a Martin se ci
fossero problemi. Abbiamo anche delle coppie sposate che lavorano alla
Warhorse, e in passato ho visto diversi altri matrimoni tra colleghi in
altre compagnie. L'unica cosa che mi interessa quando assumo qualcuno è
il talento. Nient'altro. Non posso parlare a nome delle altre compagnie,
ma dubito altamente le cose siano diverse negli Stati Uniti o da
qualunque altra parte.
La cosa buffa è che quando chiedi ad uno sviluppatore
donna come Amy Hennig (nota per Uncharted), ti rispoderà di non aver mai
avuto problemi. Ma la gente che continua a parlare di queste questioni,
cioè i giornalisti e i blogger, non hanno mai neanche lavorato in una
compagnia di videogiochi.
La cosa ancora più buffa è che quando guardi al numero di
donne che lavorano per queste testate che criticano tanto l'industria
per sessismo, ci si rende conto che i numeri sono più o meno gli stessi.
[...]. Polygon ha 21 scrittori e solo 5 di loro sono donne... e se si
guarda ai loro lettori, l'80% sono uomini. Che giornale sessista!
D: La misoginia è un problema in quest'industria?
R: Definisci "industria". Ci sono centinaia di milioni di persone
che giocano ai videogiochi, quindi è assai probabile che in mezzo a
loro ci siano degli stupidi coglioni. Ma dire che l'industria è misogina solo perché qualche idiota ha scritto qualcosa su Twitter è assurdo.
Io sono fermamente convinto che queste cose siano usate come
distrazioni in modo da non dover parlare del vero problema: quando sei
accusato di qualcosa reagisci accusando l'altro con qualcosa ancor
peggiore. Quando qualcuno scrive articoli isterici, aggressivi e
manipolatori dove definisce la gente solo "feccia troll neckbeard che
vive negli scantinati" deve immaginarsi che forse ci sarà una reazione.
Sono stato attaccato su internet tante, tante volte
perché spesso e volentieri tendo a dire alla gente cose che non le piace
sentire, ma non sono mai andato a frignare da un giornale ne' mi sono
mai messo a fare la vittima. Quando la roba si fa seria e qualcuno si
mette davvero a fare cose parecchio brutte la cosa migliore da fare e
chiamare la polizia e non twittare più.
E c'è anche un'altra cosa molto importante. Una buona
fetta dei giocatori sono ragazzetti preadolescenti, che sono
naturalmente inclini a fare stupidaggini e lesti a ricorrere ad insulti e
conclusioni affrettate. Quindi no: l'industria non è misogina. Sono gli
stupidi ad esserlo.
D: Forse saprai che il discorso dello scandalo GamerGate è uscito
dall'idea che "i [video]giocatori sono morti". Ovviamente è stato solo
l'inizio della discussione e quel punto si è superato, ma cosa ne pensi
di GamerGate e del suo obbiettivo? Sei d'accordo con loro?
R: Non credo abbiano un obbiettivo. Sono solo un gruppo di
persone insoddisfatte dell'attuale stato del giornalismo inerente
all'industria dei videogiochi. Quindi parlerò piuttosto delle mie
ragioni. Mi ci sono voluti due anni per avviare una compagnia,
rischiando la bancarotta in numerose occasioni. Penso che stiamo
riuscendo a fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima: una
rappresentazione storica ed accurata dell'Europa medioevale accompagnata
da una storia seria e matura.
Ed ecco che mi devo sentire chiamare razzista perché non
ci sono persone di colore nel nostro mondo medioevale, perché ci sono
illuminazioni bibliche nel nostro paese con la Regina di Sheba (che
putacaso viveva in Africa 2000 anni prima del nostro gioco). Poi mi
chiamano sessista, perché abbiamo dovuto inserire uno stretch goal per
aggiungere un personaggio giocabile donna: come se fare un'intera nuova
questline non costasse nulla. E tutti questi discorsi fatti quando il
gioco è ancora in una fase di sviluppo piuttosto iniziale e nessuno ha
ancora idea di cosa parlerà effettivamente la storia. Pensate forse che
qualcuno voglia rimanere coinvolto in queste discussioni assurde durante
una campagna per racimolare il denaro dal quale dipende l'esistenza del
proprio studio?
Questo è successo anche ad altri sviluppatori. Per
Assassin's Creed sono stati scritti 5 differenti articoli sulla sua
mancanza di personaggi giocabili donna su testate di grande notorietà.
Cinque! In un solo giorno! Uno dopo l'altro! E possiamo continuare: la
cover "scandalo" di Far Cry 4, Stanley Parable accusato di razzismo,
Wildstar accusato di sessimo, God of War, Hotline Miami, BioShock,
Divinity: Original Sin, The Witcher... Nessuno osa più cercare di
proteggere la propria arte, perché significherebbe un'istantanea
condanna per misoginia/razzismo/omofobia/sessimo... e poi si scopre che
le persone che fanno queste accuse hanno dei terribili conflitti
d'interesse dietro le quinte e dei principi morali alquanto discutibili.
Il bue che da' del cornuto all'asino.
D: Cosa ne pensi delle accuse di corruzione? Pensi siano profondo quanto alcuni vogliono farci credere?
R: Non lo so e non m'importa. Il grosso problema è che c'è un
gruppo di persone che crede di sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato e
si sono imposti la missione di rendere il mondo un posto migliore
proteggendo gli oppressi: non gli importa neanche cosa ne pensino questi
"oppressi". Censurano ogni cosa che non li aggrada. Cercano di
censurare Twitter. Credono di essere migliori del resto del
mondo. E' divertente vedere come siano completamente incapaci di
sostenere una conversazione o portare avanti argomentazioni solide. Li
avete mai visti durante un confronto diretto? Penso di no, perché il
confronto lo evitano: abbaiano da dietro il cancello e si mettono a fare
le vittime se qualcuno gli abbaia contro di risposta.
E non saranno mai soddisfatti. Se non hai un personaggio
gay nel tuo gioco sei omofobo, se ce l'hai sei omofobo lo stesso perché a
loro non piace come lo hai rappresentato. Se metti una bella donna sei
sessista perché promuovi l'ideale della donna bella, se la metti brutta
sei comunque sessista, se ci puoi combattere contro sei misogino perché
inciti alla violenza sulle donne, se non ci puoi combattere contro
allora le stai rappresentando solo come oggetti. Se poi decidi di non
metterci proprio donne perché non c'è modo di rappresentarle
correttamente e ti vuoi togliere il problema sei comunque misogino
perché le hai ignorate.
E' una caccia alle streghe e sta affliggendo la mia libertà artistica.
D: Ti sei fatto sentire spesso su Twitter riguardo GamerGate durante
la scorsa settimana e hai spesso menzionato la paura che molti
sviluppatori hanno di essere inseriti in una lista nera. Hai anche
menzionato il fatto di aver messo la tua reputazione in gioco per aver
deciso di parlare. Pensi che queste "liste nere" siano giustificate?
R: Quando vai a guardare gli standard morali di certa gente,
quando senti persone rispettabili esser definite "falsi testecalde,
shitlord misogini e neckbeard da scantinato", quando scopri che uno dei
siti più grandi di quest'industria (Polygon) ha una lista nera di
persone di cui si rifiutano di ascoltare l'opinione, cosa ti aspetti?
Molti decidono di non andare a fondo alla vicenda e si fanno un'opinione
superficiale basandosi sulla reazione isterica nata da minacce anonime
quando la vicenda è assolutamente differente.
Sì, penso che ci saranno dei giornalisti a cui non piaccio io che
non gradiranno il nostro gioco. Ritengo che molti penseranno che io
supporto l'odio contro le donne anche quando non è assolutamente vero.
Potrei perdere degli amici. Ma penso di stare lottando per la libertà di
parola e artistica e ritengo sia molto importante. E penso anche che
molti giornalisti abbiano superato il limite e che qualcuno debba farlo
notare.
Leigh Alexander, che scrive per diversi giornali a tema
videoludico di gran notorietà, ha una agenzia di PR mentre
contemporaneamente scirve per Gamasutra, minacciando la gente con frasi
come "Sono un megafono capace di distruggervi" e indicando persone come
Adam Baldwin come un "rintontito testacalda". Ma che diavolo è? Come è
possibile che questa persona abbia ancora un lavoro? E come è possibile
che questa stessa persona si permetta di insegnarci la moralità e
l'etica scrivendo articoli contro infantili troll da scantinato
misogini? Ma fatemi il piacere!
D: Lo scandalo GamerGate avrà conseguenze su Kingdom Come: Deliverance? Cambierà personaggi, storie o parte del mondo?
R: No. Avevamo già pensato ad un personaggio
femminile ancora prima di iniziare, solo che non avevamo i soldi per
implementarlo. C'erano già personaggi gay nel gioco, così come sono
presenti differnti minoranze. Perché tutto ciò che vogliamo fare è una
storia forte e matura. Una storia che voglio raccontare da anni e che non cambierò certo a causa della pressione che altri vogliono fare su di me.
(Fonte: techraptor. Nota: le idee espresse da Daniel Vavra non sono
necessariamente condivise dall'autore dell'articolo o da TechRaptor).
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